Dell’invidia, della cattiveria e altre bassezze

Sono diventata grande. L’ho scoperto in questi ultimi tempi.
Riesco a comprendere (benché questo non significhi ancora accettare) situazioni che anni fa mi avrebbero trasformata in una freccia incendiaria: penetrazione e lenta bruciante distruzione.
Creare sofferenza nell’illusione di dissipare o alleggerire (la mia) sofferenza.
Ma non si fa così..
L’Altro non è una parte di me?
A volte mi riesce difficile accettarlo.
Preferisco pensare che gli stimoli disseminati lungo la mia strada siano soltanto tali: non necessariamente appartengano a me ma siano comunque fattori necessari o indispensabili per completare l’integrazione della totalità delle cose.
Se tutto è uno, in questo Uno c’è tutto.

Tutto sommato pensare che la cattiveria e lo squilibrio caratteriale non mi appartengano e che, per questo, mi vengano incontro per farmi fare un’esperienza completa, mi fa sentire meglio.
E, pur ammettendo i miei innumerevoli difetti, voglio pensarla così.
Sarà una scelta di comodo ma per il momento non so andare oltre.
Più avanti si vedrà.
In più, siccome non sono il Messia e nemmeno madre Teresa di Calcutta, non è affar mio caricarmi di debiti karmici altrui: mi bastano i miei.
Perciò posso scegliere. Non sono costretta a migliorare la mia vita attraverso relazioni distruttive, ambigue e poco sincere.
Ho detto.

E poi.
E’ noto che allo Scorpione venga attribuita una cosa terribile: la vendetta.
Ma la vendetta non mi appartiene.
Non è da me che parte la punizione: sarei oltremodo presuntuosa oltre che incosciente.
Non posso certo sintonizzarmi su biechi livelli. Altrimenti dove si va a finire?
Il colpo di ritorno matura, automaticamente e con una logica ferrea, nella rete delle connessioni reciproche di tutto ciò che fa parte dell’Assoluto (tutto e tutti).
Se mantengo il più possibile integro e pulito il mio Essere, la mia apparente superficie di confine non offre appigli e l’aggressione, rimbalzando contro una brillante lastra di non-similitudine, si riflette indietro nel tentativo di aggregarsi a qualcosa della sua stessa natura: torna a suo padre, insomma.
Senza andare a cercare concetti elaborati come la legge d’attrazione (che di per sé, nonostante il marketing, è molto semplice) concludo con questa aurea, scintillante e scottante frase:
Chi semina raccoglie.
(che vale a dire, anche, che io in passato ho seminato malissimo).
In tutto questo riesco persino a non provare rabbia.
Per il perdono mi sto attrezzando, ma siamo ancora indietro.

4 pensieri su “Dell’invidia, della cattiveria e altre bassezze

  1. L’inconscio per amico! Che pacchia!!!

    Ho perso un braccio questa notte.

    Con la mano destra l’ho sollevato.
    Con la mano sinistra ispezionato.
    Un taglio netto senza dubbio.
    Non c’era sangue, non c’era nervo, non c’era osso.
    Un trancio di salmone al mercato del pesce.
    Nessun dolore e nemmeno ribrezzo.
    Un ramo secco morto da tempo.

    Come senza linfa il ramo muore, così ogni negatività può essere eliminata.
    Non fare nulla, togli l’attenzione, dimenticatene, e questa parte morirà.
    Non serve nemmeno il perdono, anzi, anche il perdono diventa un non senso. Chi o cosa perdonare? Il nulla?

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  2. Ehi che immagine! Un sogno?
    In ogni caso una realtà della tua psiche. Quindi per te vera e significativa. Una bella liberazione.

    Si. Togliere l’attenzione. Lo capisco.
    Non è facile ma è proprio il modo giusto.
    Non nutrire.
    E far morire il mostro che agita le acque.
    Il perdono però è diverso. Ed è – francamente – fuori dalla mia attuale portata.
    Perché il perdono non è la misura da adottare per il mostro (o la nostra parte proiettata) ma per l’individuo che a sua volta proietta in noi, cooperando alla generazione del mostro con il quale lo confondiamo.
    Perdono o amore o integrazione o coscienza della non-separazione. Chiamiamolo come ci pare.
    Ma qui siamo su altri livelli.
    E non so nemmeno se mi basta una vita per arrivare a tanto.
    Non credo.
    Anonimo, lei mi ricorda tanto qualcuno che stimo molto.
    Almeno poteva darsi un nomignolo. Tanto per capire..
    No?

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  3. And when our worlds they fall apart
    When the walls come tumbling in
    Though we may deserve it
    It will be worth it

    Quando i nostri mondi si separeranno
    Quando le mura si intrometteranno di forza
    Anche se ce lo potremmo meritare
    Ne varrà la pena

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