I miei ragazzi dietro al Velo

Stamattina mi sono svegliata presto. In tempo, diciamo, per non correre, come al solito, a rotta di collo verso la stazione.
Dopo poche decine di metri di strada mi accorgo di aver dimenticato i telefoni in casa. 
Allora torno indietro, li recupero, richiudo i cancelli e guardo l’ora, con una precisa attenzione sui minuti, fondamentali per avere successo nella tabella di marcia, nella speranza di non aver reso vano questo mio raro anticipo: le 06.43.
Ancora pervasa dallo stato di coscienza intermedio che mi traghetta dal sonno alla veglia, in cui le immagini si sovrappongono con un ritmo ed un disegno apparentemente casuale tipico dello stadio onirico, ho pensato “Quarantatré. La mamma…. Quarantatré. Ce la faccio, faccio anche colazione”. (Mia madre è del ’43).
Pochi metri dopo, vedo per terra una castagna d’india, tutta sola in mezzo alla strada, sul porfido ruvido, pulita, lucidissima. Sorrido e penso “Natalino….” e poi “Cosa ci fa questa qui? Come ci sarà arrivata?”. Pare caduta dalla tasca di papà. Ne aveva sempre in tasca una. Anche nel suo ultimo vestito. Ce l’ha messa mio fratello con un inaspettato gesto magico. Semplice e romantico.
Ho avuto per un attimo l’istinto di fotografarla, secondo le mie solite manie (ricordate la molletta a metà?). Poi ho pensato che sarebbe stato più sensato non perdere altro tempo..

È vero ciò in cui crediamo. Si sa.
Perciò: ciao ragazzi… Come state lì?
Lo so perché fate così. 
Perché a volte non credo a un tubo.

Buona giornata gatti.

2 pensieri su “I miei ragazzi dietro al Velo

  1. Mi fai piangere sempre….. e sempre in ufficio che poi devo imboscarmi dietro al pc e far finta di starnutire o sbadigliare e avere l’allergia…… che bello quello che hai scritto… anche io noto queste cose e anche io sento … ogni tanto… si, sento queste cose……
    Ciao Gatty, ti voglio bene

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