Thanksgiving Day

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Non voglio continuare con il seguito del Tredici.
Anche se proprio oggi leggevo il capitolo di un libro che sta a me come l’acqua sta a un disidratato, in cui c’è, ben descritta, la riflessione con cui mi aiuto quando cado nell’inerzia più pastosa che c’è.
Ma non la scrivo se non su richiesta, altrimenti questo diventa un blog da venerdì santo, con conseguente cupo rannuvolamento delle coscienze.

E se non vogliamo vogliamo parlare del Varco, parliamo di ciò che, grazie ad esso, ha un senso.
C’è in me – e oggi è ai massimi livelli – una forma di gratitudine che nella norma dimentico ma che pronta sorge non appena mi radico con l’attenzione nel corpo.
Non mi interessa se i miei pensieri si snodano su immagini “povere” o ridicole. Quel che conta è che rivelino il mio “grazie” di fondo a qualunque cosa o ente mi permetta di essere una qualsivoglia forma di coscienza.
Di esistere, in sostanza.
Capita spesso, quando non sono tutta raggomitolata nella testa, di mettere attenzione sulle mie gambe. Quando cammino, naturalmente. E io cammino tanto.
Ogni volta, e mai mi stanco, percepisco il loro movimento con un certo piacere fisico. Quasi un compiacimento carnale.
Ammiro la loro perfezione.
Penso a come sono fatte le gambe (ho ottime conoscenze anatomiche), alle ossa, ai tessuti che scivolano su se stessi permettendomi il movimento. Penso ai colori dei muscoli, alla consistenza degli elastichini che tengono tutto insieme e permettono una sinergia cinetica che nemmeno il più grande ingegnere del mondo.
Penso anche che le mie gambe esteticamente non mi sono mai piaciute. Ma sono comunque MERAVIGLIOSE.
Si muovono. Che culo, direi.
Mi fanno camminare. Mi spostano nello spazio.
Direi che non è poco. GRAZIE.
Penso alle ginocchia, alle giunture. Mi rammentano le coscette (non so se si scrive con la i o senza) dei polli sotto il cellophane dei supermercati.
E allora, in quel momento, mi illumino: che differenza c’è tra la mia coscia-ginocchio-tibiaperone e la zampetta del pollo al super, a parte dimensioni, DNA e qualche osso in meno?
E allora per esclusione la sento bene, la riconosco, sboccio in un tripudio di meraviglia che pare scontata ma scontata non è.
La Vita è quello che mi distingue da una bistecca, da un pollo pronto da cucinare, da me stessa dopo che sbatterò contro il Tredici.
Nel cumulo dei quotidiani intrighi mentali, mi dimentico spesso di ringraziare per la cosa fondamentale.
E lo scrivo. Affrontando il rischio di essere banale.
Anche la scoperta dell’acqua calda, ha sempre il suo perché.
Fatevi una doccia fredda a Febbraio, sennò.

2 pensieri su “Thanksgiving Day

  1. Già è la mente che ci distingue dagli altri esseri viventi.
    Per viventi intendo tutta la manifestazione, dal granello di sabbia, agli animali, ai vegetali, ai minerali, fino alle stelle, pianeti, soli e galassie, tutto ha una coscienza.
    E con la mente noi usiamo il libero arbitrio.
    Ma l’evoluzione comprende tutto e tutti.
    Love
    L

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