E’ ufficiale: ho i polpacci.
Dopo mesi di non attività in questi due giorni ho di nuovo ripreso la mia routine sportiva.
Sembrava di no, ma in assenza di adeguato allenamento, tutti quei saliscendi, tutte quelle auliche collinette hanno il loro perché.
A parte la mano sinistra, che sapevo di avere da tempo se non altro perché è organo di fondamentale importanza nel lavare i piatti,
ho scoperto di avere anche i polpacci, i quali, più di ogni altra parte degli arti inferiori, fanno un male cane.
Non vi interessava?
Lo so. Ma pur non sapendo di cosa scrivere, ho voglia di scrivere.
Le giornate si accorciano sensibilmente e la sera che precipita all’improvviso ripesca in me l’istinto primitivo
mai divelto del tutto di un incipiente letargo.
Il mio cervello rettile funziona benissimo.
E’ con il resto che forse ci sono problemi.
Non che si dorma 20 ore al giorno con il battito bradipico e il respiro ridotto ad un soffio.
(io, comunque, ne sarei capace).
Ma il libro letto vicino alla stufa accesa è un’immagine che lenisce parecchio il rammarico per la fuga dell’estate e della tipica gioiosa estroversione vitale delle creature e della Natura tutta.
Soffro di romanticismo autunnale.
E mi introverto con una certa soddisfazione.
La natura mi piace così com’è, con i suoi cicli, con i suoi ritorni, con il suo ribadire un ritmo collettivo e funzionale alla vita.
Bella questa vita.
diciamo che rintanarsi, rannicchiarsi, accomodarsi nella propria soffice e sicura tana
è espressione letargica favorita dalla entrante stagione autunnale
ma questo specchio d'allodole in realtà ci serve ad amplificare la nostra natura interiore, che viene spontaneamente a galla in queste occasioni di raro "silenzio che parla"
quando la natura va a dormire,
anche il caos si tacita
è l'occasione buona per starsene tranquilli ed osservare ciò che passa, ciò che viene e va, affiora e svanisce nei nostri labirinti neuronali
e noi lasciamo, pigri, che tutto ci passi dinnanzi senza colpo ferire
guardiamo lo show, come un gatto annoiato,
e aspettiamo che se ne vada …
… con i suoi cicli, con i suoi ritorni …
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Ghiro caro,
tutto vero. Però: la mia natura interiore sarà meglio che invece di amplificarsi ulteriormente si contenga un attimo perchè tra un pò qui si arriva al punto di non ritorno: un giorno finirò per rivoltarmi come un guanto e non capire più qual’è il dentro e qual’è il fuori come quello che cade nel tombino, picchia la testa e si ritrova nella Terra Cava senza esser certo che esista per davvero.
(sono troppo teorica, troppo ritorta nel mio mondo immaginario)
(datemi due schiaffi!)
(no, ho cambiato idea, gli schiaffi no.)
(AHI!)
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