Stamattina ho iniziato la mia giornata di pendolare in modo inconsueto.
Dalla stazione di partenza a quella di arrivo sono stata circondata da profumi, da odori gradevolissimi.
So che questo potrebbe apparire un esordio ironico o, peggio, sarcastico: ogni pendolare sa che il treno puzza.
I treni puzzano, senza eccezioni.
Se durante l’inverno questa è una realtà opinabile, in estate questa verità esplode in tutta la sua grandezza. E non sto ad elencare nello specifico, tutte le varietà degli olezzi e le sottospecie delle origini di tali emanazioni.
Invece stamattina era tutto un profumo.
Profumi. Profumi di bagnoschiuma, profumi di chewingum alla menta, profumo di profumi, da uomo e da donna, davvero graditi. Alcuni di essi ben conosciuti dalla sottoscritta.
Adoro i profumi (non tutti, ovviamente). Tanto da chiederne, alle persone che in un certo momento mi gravitano intorno affascinando il mio senso olfattivo, il nome, il marchio o qualunque altra informazione che me lo renda potenzialmente raggiungibile.
Non è uno scherzo. Mi è capitato di chiederlo anche a perfetti sconosciuti.
È più forte di me e non me ne frega niente se faccio la figura della strana.
Stamattina non ho chiesto nulla a nessuno. Troppo presto: non metto a repentaglio la mia proverbiale tecnica di invisibilità per attaccare bottone impunemente con uno sconosciuto. Ma mi sono ritrovata a fare il segugio inseguendo un profumo straordinario che sapeva di forza, di arte e di mistero.
Ho seguito lentamente (la velocità del passo collettivo da pecore tipico di chi scende in una piccola stazione molto frequentata) un signore di mezza età che lasciava dietro di sé questa discreta scia di suggestione olfattiva davvero incantevole.
(“Incantevole” da “incanto”, letteralmente. Non userei mai questo termine in altro modo. Vi parrebbe il mio stile?).
Insomma, altro che puzze da treno. Una mattinata più unica che rara.
C’è solo un odoraccio che, nella consueta immersione nelle puzze da treno, mi lascia perplessa. Perché è una puzza, appunto, ovvia, funzionale ed inevitabile che però a me piace parecchio.
È l’odore dei freni del treno. Un odore che mi lega a ricordi di viaggi-vacanza, di puntate quotidiane al mare nei giorni torridi di luglio, di sandali ai piedi, di campanelli che annunciano l’arrivo del convoglio nelle piccolissime stazioni liguri di riviera, di pelle cosparsa di sale e capelli in disordine.
È l’odore dell’estate di un tempo.
Il profumo di freno.