Primo. Sofferenza: alzarsi prima di quanto si avrebbe voluto.
Secondo. Fatica: cercare di mantenere un dignitoso contegno nell’uscire con una polo di cotone quando si avrebbe voluto indossare un piumino duepiazze strettamente avvolto alle membra, testa compresa.
Terzo. Errore: rendersi conto, al momento di tornare a casa sotto una pioggia decisa e tenace, che l’incoscienza mattutina ci ha fatto scegliere la bicicletta come mezzo di locomozione e aver voglia di piangere.
Quarto. Incoscienza: voler fare shopping con un’amica e realizzare, nell’attimo in cui si mette mano alla borsa, che non si hanno denari. Chiedersi successivamente il senso di certi impulsi. Battere in ritirata con la coda tra le gambe.
Quinto. Problema: gli indumenti ammassati sul divano che guardano male, anzi malissimo, e il ferro da stiro che, oltre a crearmi intensi momenti di calore ad un certo punto mi blocca la lavatrice e si fa mollare lì fino a nuova data da destinarsi. Aver, di nuovo, voglia di piangere.
Sesto. Disastro: inciampare casualmente in un filo (ma il caso non esiste) e accorgersi di aver divelto malamente la malferma piastrina di una presa elettrica. Pensare che basta un niente per restare folgorati e averne così paura da sentire l’elettricità anche senza toccar con mano. Impegnare almeno un’ora di tempo per aggirare le leggi fisiche e contenere il tutto senza farsi male. Rimpiangere di non avere marito.
Settimo. Stress: organizzare la settimana e soffrire già in anticipo per le incombenze di martedì, mercoledì e giovedì. Perdere tempo per pensare cose già pensate, decise, programmate. Soffrire all’idea che le prenotazioni della sottoscritta per questa o quell’altra serata sono una lusinga ma soffocano.
Ottavo. Barlume di speranza: uscire a cena con amici e ridere a crepapelle, oltre che riempirsi goduriosamente la pancia. Presagire, nel contesto, una vacanza agitata e divertente.
Nono. Sacrificio immane: ammettere che è la sera giusta per cominciare ad andare a letto ad un ora decente (notate che non è cambiato niente dall’anno scorso, al riguardo…) e impegnarsi per riuscirvi.
E tanto sono ancora qui che scrivo.
Gnau.
E sono ancora qui che rileggo le cose che scrivo.
Generando ulteriori dubbi sull’opportunità della mia incontenibile dialettica.
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ah gatto gatto..ma non vedi che fai di tutto per andare contro la tua natura felina?!
Primo: un gatto si alza sempre un po’ dopo e sempre per un valido motivo che spesso prende le sembianze di una crocchetta.
Secondo. un gatto non esce, se c’è freddo, ma va in cerca del piumino ci fa su un paio di paste e ci crolla addosso, testa compresa.
terzo: what’s bicicleta?
quarto: la coda tra le gambe sussiste solo nel momento in cui il gatto prende forma di ciambella. se no sempre coda ben ritta!
cinque: w gli indumenti ammassati sul divano. buttarcisi a capofitto, lanciarne qua e là una buona parte e ronfare sui capi più pregiati..certo che se qualcuno li ha già stirati ancora meglio..con quel caldino che viene su..
sesto: se fai un danno, non stare lì a cercare di risolverlo. anzi approfittante per guardarti intorno con aria indiferente ed innocente. mai rimpiangere niente.
settimo: perchè programmare?! seguiamo l’istinto di seguire la scatoletta migliore..
ottavo: ecco finalmente che ti riconosco! così entri nella filosofia gattesca
nono: la notte è fatta per stare in piedi sulle quattro zampe e rompere a chi cerca di andare a dormire.
tutto questo l’ho imparato dalle mie gatte.
per quanto riguarda la pratica, citofonare più in là!
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E’ vero! Mica siamo nati per soffrire!
E’ vero! Sto tradendo la mia vera natura!
Questo commento mi libera il respiro.
Jenny la golfista, casso, è vero!
Hai vinto una birretta.
(la pallina te l’ho già regalata tempo fa)
frrrrrrrrrrrrrrrr
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C’era una volta una gatta
che aveva una macchia nera sul pube
e una tetta vicino ad un’altra tetta
e da una finestra metteva il culo all’insù
na na na na na
Se la chitarra suonavo
la gatta faceva le fusa
ed una zampina mi dava, supina, micina
poi mi sorrideva e se ne tornava su
Ora non viene più là
tutto è cambiato, il gatto è più interiore
ha un blog bellissimo e con tanto amore
ci scrive ogni giorno di più
Ma ho ripensato a una gatta
che aveva gli occhietti neri e un musetto
e una chioma scura da lupa nera
con una stellina che alla sera vedo di più
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Gino Paoli!
Cosa sono queste sconcerie??
Ma quale macchia nera?
Psycho!
Però è vera una cosa. Lo scrivere con amore.
Del resto senza amore nulla si muoverebbe.
E noi si sa che quello che muove è l’Higher Love (si scrive così?).
Sai che ti dico? Che i DM li abbiamo inventati noi.
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Si, li abbiamo inventati noi.
Si, si può fareeeeeeeeeee
si si
è-ve-ro!
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