Sono le sette e sono appena salita sul treno, di corsa.
Fa già caldo, l’aria è pesante, umida e il sole, senza troppe cautele, attraversa il finestrino, scalda la pelle e offende i miei occhi stanchi di una notte difficile.
Ho una fame violenta, come un cane che mi morde dentro. Stanotte non sono stata bene e ciò che ho poi forzatamente spinto, in tempi estenuanti e allucinati, dal mio stomaco verso ulteriori basse elaborazioni ha lasciato un vuoto quasi insostenibile.
Non sono riuscita a fare colazione perché ero in ritardo spinto. Quando al mattino ho fame, mi pare di non poter resistere e mi rendo conto allora di come ancora il controllo del mio corpo sia ancora parecchio imperfetto.
Certo la valenza emotiva del comportamento alimentare giustifica tale difficoltà. Ma tant’è mi dicono: “Infrangi ogni necessitá. Usa di tutto e astieniti da tutto a volontà. Fatti padrone assoluto della tua anima” (*).
Io ho fame. Ho sonno. Ho male ovunque.
Per strada ho trovato una molletta rossa, di quelle per bucato. Mezza molletta, per la precisione. Divisa, persa, inutile in quel modo ed in quel contesto.
Come sono precisi i Segni.
(*) vedi precedente post