Qualcosa di eroico, essenziale, rude e sacro

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C’è il temporale.
Sono seduta sullo scagnetto*, appena fuori dalla grande portafinestra della cucina.
Mi fumo la sigaretta del dopocena e non penso nemmeno molto, a dire il vero.
Sento i tuoni. In un certo senso li contemplo.

Il chiarore, il rumore, l’odore dell’aria. Il profilo scuro delle case di fronte.
Il riflesso delle luci di qualche giardino sulle gocce della ringhiera.
Sento dentro cosa succede.
Succede che non ho alcun motivo per essere contenta ma sento sorgere un sommesso e crescente piacere che si diffonde.
Un senso di appagamento primitivo. Il temporale, i tuoni, lo scroscio della pioggia.
C’è un qualcosa che sa di cuccia in tutto questo.
Che non è solo il pregustare l’infilarsi a letto.
È una sede psichica primordiale. Una cuccia cosmica.
Qualcosa di eroico, essenziale, rude e sacro.
Ma anche un abbraccio selvaggio e definitivo, una comunione con tutto, una ramificazione infinita. Un senso ancestrale di casa.

Sia il fulmine la misura del mio scatto in avanti.
La differenza di potenziale che anziché bruciarmi, mi incendierà dentro rendendomi finalmente radiante.
Una stella.
Non più solo uno stupido parafulmine.

*scagnetto: sgabellino in legno.

8 pensieri su “Qualcosa di eroico, essenziale, rude e sacro

  1. I think at that time I was in a mood of “I hate the music industry, I hate everyone”, but it was more to do with my condition. The older I get, the more I find that almost everything is to do with your condition! With Buddhism, chanting’s all about “polishing your mirror”, and really looking at yourself. Not in a self-obsessed way, but “How do you want people to see you? And how do you want to feel about things?”

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      1. veramente! ti tirerebbe un po’ le orecchie e ti sveglierebbe!! ah ah anche a me capita con il RO, mi sembra che ci sia e a volte sembra strano che vado là e … beh poi parliamo dal vivo, sono cose troppo intime

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