Sono stanca.
Con un sopracciglio lievemente più alzato dell’altro
gli occhi sbarrati
e una specie di smorfia nella bocca
guardo il vuoto che galleggia laggiù,
poco sopra l’asse da stiro.
E mi incanto.
Resto così, immobile
e con l’aria vagamente attonita
mentre un qualunque cd
fa pazientemente il suo quarto giro.
Credo che cadrò in trance.
(O cadrò rovinosamente dalla sedia, non si sa).