Troppo illanguidita dal caldo umido che mi vince 10 a 1, in questo pomeriggio insensato (che diverrebbe congruo e opportuno solo sulla curva morbida di una sdraio in riva al mare) non ho la forza di scrivere un trattato che mi sarebbe molto utile e al quale nelle ultime ore ho pensato moltissimo.
Inizierei, per oggi, con il cercarne un degno titolo:
* Il bignami delle scelte folli
* Trattato del Lanternino
* Anatomia e fisiologia della Visione con luce fioca
* Il Lanternino come strumento del Dharma
* Chi cerca troppo niente trova
* La ricerca dell’eccellenza e il pugno di mosche.
..cose così, insomma.
Perché io il Lanternino lo conosco bene.
E da tempo (mica dico balle).
Il Lanternino, come una vecchia e calda coperta (perdonate l’immagine inopportuna, data la stagione) ci riconnette al rarefatto e vaporoso senso di non responsabilità adolescenziale, quando tutto ti permetti perché hai tempo.
Quando la mamma ti dice: “ma li cerchi tutti col lanternino!” e tu non ti incazzi. Anzi, ti fa quasi piacere e sprofondi in una specie di torpido autocompiacimento che ti permette di spostare la tua Scelta a Domani.
(Quale Domani, a proposito? Se ne parlava proprio ieri o ieri l’altro).
Va bè, ve l’ho detto: fa caldo.
Ne parliamo un’altra volta, dai.
perchè noi vogliamo solo quietare………
lasciateci la nostra ARTE del NINO….
Amplifon!!! Lanternino!!
ah, ecco
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Amplifon…:
“ti chiamo domani”
“andiamo”
“siete salite a Piacenza?”
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