Liane come se piovesse

Anche quando facevo l’apprendista sarta, la cosa che mi piaceva fare di più
– in tutto il lavoro necessario per dare un senso e una forma alla stoffa –
era tagliare.
Mi piace da matti tagliare.
Non mi sono mai chiesta il senso di questa preferenza e continuerò a non chiedermelo. Perché non voglio più chiedermi un sacco di cose.
Voglio fare così come mi viene. 
Per pulire il bosco, tagliare è un’azione principe.
Ecco. Forse mi piace pulire. Fare pulizia, togliere il superfluo, l’inutile, rendere chiarezza e senso alla forma.
Chi entra in casa mia, non ci potrebbe mai credere.
Tagliare e pulire sono un obbiettivo. Il mio disordine e gli accumuli inveterati
sono la realtà presente. Va be’.
Armata di cesoie di ottima qualità e di roncola d’autore (quella di mio papà,
la sua personale), oggi ho fatto una delle cose più goduriose che esistano su questa terra: pulire il bosco.
A parte lo sfoltimento dei gruppi di piante giovani, l’eliminazione dei rami secchi, un po di restyling dei tronchi maestri e la feroce eliminazione dei rovi, il grosso del lavoro è stato quello della caccia ai ligaboschi.
L’azione catartica di tirare con forza quelle che da piccoli chiamavamo “le liane” da una soddisfazione infinita: tiri come un disperato (e ti sfoghi bene) e sei premiato da quel senso liberatorio pazzesco che insorge quando ascolti il rumore frusciante degli intrecci che si districano.
Tanto che se finisci per terra è uguale: ce l’hai fatta. L’hai tolta. La pianta respira, la luce irrompe di nuovo e subentra il senso profondo del dissipare un senso di oscurità.
In quel momento solo una cosa supera in intensità il piacere dell’aver strappato quella sorta di tentacoli vegetali: sapere che di lì a poco partirà  la ricerca e il successivo taglio della radice.
Ma la radice si eradica, non si taglia, mi direte.
Lo so. Ma il ligabosco non è una semplice pianticella. Il ligabosco è una rete, le cui basi serpeggiano appena sotto la superficie.
Il ligabosco è una trama nascosta, occulta, un sistema sotterraneo di espansione lenta, inesorabile e silente.
Le radici vere e proprie non sono troppo impegnative. Il problema è che il ligabosco si sviluppa per altri versi e la sua forza sta nell’enorme superficie che riesce ad infestare. Il ligabosco è una mafia vegetale.
Tutti gli sviluppi verticali che si abbarbicano sugli alberi, sono collegati gli uni agli altri. Tiri le fronde da un faggio e scopri che partono dalla base di un’acacia che campeggia qualche metro più in là.
Quando trovi la radice, in realtà non trovi una radice, ma un semplice punto di partenza. Le “liane” normalmente originano da un vecchio tratto tagliato più volte e incredibilmente irrobustito. Nascosto sotto il terriccio nero e profumato, come una nervatura infinita e maligna che pensi di non poter eliminare mai. 
A quel punto, anche se non risolvi definitivamente la questione, puoi darci un taglio!
E il piacere massimo delle cesoie che vincono, anche se solo temporaneamente, l’epopea infestante delle fronde è il top della giornata.
Arrivi al trancio grosso che spunta dal fogliame, spazzi via la terra, tiri. E tagli un primo collegamento. Poi tiri ancora. E tagli quello a fianco. E fai così fino a quando non ti sbilanci tirando e tagliando l’ultimo cordone.
Ti rimane un nodo in mano con quattro o cinque propaggini tranciate.
Sai che non l’hai vinto del tutto. Ma non hai fatto poco.

Alcune cose non si possono togliere completamente. Perché ormai ti hanno intessuto il cervello, le giornate, la vita.
Questa è la lezione del ligabosco.

5 pensieri su “Liane come se piovesse

  1. … lo sapevo che quello lì era il ligabosco!!
    non osavo sbilanciarmi, e cos’altro poteva essere il ligabosco,
    bello “riordinare” pur sapendo che è solo la vincita di una battaglia

    il “nemico” si riconquisterà il terreno di gioco non appena ci si sposterà altrove, impegnandosi ad espugnare un altro focolaio al fronte

    e a noi però ci fà un baffo,
    continuiamo a divertirci lottando in questi scenari mozzafiato, come ci si diverte reincontrando i soliti vecchi amici!

    Una cosa però mi infastidisce … quella stupida ragnatela che si appiccica e che non vedo mai finchè ci casco dentro!
    Alcune cose non si possono vedere completamente …

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  2. Caro fratellone, il ligabosco e il modo in cui si insedia nell’ambiente a me pare l’analogia più azzeccata in assoluto per ritrarre gli abitanti della nostra mente.
    Ricordo che una persona, un maestro, che mi ha insegnato cos’è e come funziona la mente, utilizzava una tecnica molto simile a quella che ho descritto quando ho parlato del taglio della “radice” per indebolire quelli che lui chiama “i cronici” ovvero, alla TEV-maniera, le FP profondamente radicate. Quelle che ti condizionano, quelle che influenzano ogni settore del “bosco”. Quelle che spesso cambiano talmente tanto la tua struttura da, in alcuni casi, togliere la luce e impedire al sole di frammentarsi tra i rami e raggiungere il terreno.

    È così come di ci tu: alla fine a noi ci fa un baffo e continuiamo a lottare e divertirci. Perché certe impressioni restano la base della nostra struttura, ci caratterizzano dalla nascita e forse anche da prima. E anche se sono magari disfunzionali sono inevitabili. Una specie di karma o le istruzioni di base per la nostra sfida nella vita. Ciononostante, NON STA SCRITTO DA NESSUNA parte che dobbiamo subirle come un cetriolo gigante mettendoci a novanta e non permettendo a noi stessi di cambiare ed evolverci.
    Questo il senso della caccia al ligabosco. Che è sempre roba nostra alla fine.

    Riguardo le ragnatele (tu sai che rapporto ho con gli artefici di si tali pizzi) è una questione di attenzione… Averne paura aiuta perché ti metti in condizione di acuire la vista e sfruttare la luce del magno Sole per intravederle ed evitarle…
    Un abbraccio forte Amico

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  3. Help …. please. Piuttosto intrigante, come i ragni di casa mia, che al posto delle ragnatele, si sono specializzati in ligaboschi. Esagerato ? Ma no … Ordinaria amministrazione come tutte le cosette da nulla di queste parti.

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