La porta azzurra

Un forte raffreddore. Un monito per una più sensata gestione del mio veicolo fisico. Un momento di riflessione che si svolge nel tipico stato di coscienza cangiante che mi prende quando certe condizioni mi costringono a spezzare le mie nevrotiche abitudini.
Quando il confine con il sogno è più vicino.
Quando sono ferma in piedi, tentennante e diffidente, accanto a quella porta azzurra (non so perché azzurra, la vedo così) che mi può fare accedere alla Visione.
E mentre una parte di me piantona immobile – eterea e appena tremula come una specie di fantasma – quell’uscio smaltato di cielo, un altro strato a metà tra l’atomico e lo psichico brulica incessantemente in un capillare lavoro di tasformazione.
Ancora una volta la fermentazione che può completarsi solo in un momento di quiete, ricalcola la cifra del mio essere.
Mi accorgo di questo perchè chiodi ripetutamente battuti cominciano ad entrare.
Perchè spire auree che ho insistentemente tentato di inserire in me (in cucina si dice ‘lardellare’…) cominciano a sciogliersi, a compenetrarmi e a fondersi con il mio tessuto.
In tutto questo, questa tenue ma ostinata pioggia mi sembra giusta.
Perfetta, nonostante le comuni opinioni sull’opportunità del maltempo a Giugno.
Buonanotte Gatti.

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