Tutte le paranoie scritte in questi anni, tutti i pensieri che cuociono le meningi,
tutti i dubbi quotidiani ed esistenziali, hanno una sola origine, che insolitamente sintetizzo in una sola parola: interpretazione.
L’interpretazione è naturale e funzionale.
Il vaglio dell’esperienza passata che ha creato la struttura, plasma ciò che viene percepito
e ogni uomo vede il mondo come gli conviene e, in definitiva, per ciò che egli stesso è.
E fin qui, non ci piove. Non ci ha mai piovuto. Nemmeno quando ancora non ne sapevamo nulla.
Il punto è che ad un certo momento della vita, l’interpretazione, utile fondamentalmente a conoscersi e a diventare progressivamente consapevoli di sé, va abbandonata.
E la realtà, vista per quel che è.
La realtà è tutto ciò che è, esattamente per quel che è.
C’è un livello interpretativo della realtà talmente condiviso da divenire verità stabile per tutti. O almeno per tutti coloro che appartengono ad una stessa frangia, levatura, tipologia o specie.
In ogni caso, a prescindere dalle caste, la realtà, profondamente soggettiva, diventa oggettiva nel momento in cui la coscienza del singolo sconfina per intersecarsi con una o più altre coscienze. A quel punto il vissuto collettivo coagula in un ente terzo che precipita nella materia e crea i fatti.
La realtà sono i fatti.
E se le parole sono un annuncio, i fatti sono il vero treno che passa.
Dobbiamo sempre stare pronti a salire, a cambiare treno o a non partire proprio.
Ciao gattacci.
Sì, ma i fenomeni per essere oggetto di conoscenza devono passare per l’interpretazione del soggetto; l’importanza che sia condivisa o meno, poi, dipende dal tipo di fenomeno (es: una cosa è l’interpretazione di una legge, un’altra quella del messaggino scritto da chi credi amico/a).
Secondo me.
Ma bello spunto di riflessione.
Buona notte.
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Si, è vero. Io mi riferisco ad un contesto preciso – anche se non l’ho specificato prima: i rapporti interpersonali di tipo affettivo. Famiglia, amici, colleghi, amori.
E’ una riflessione che termina una sconfinata serie di ragionamenti e tentativi nel collocare nella posizione più corretta possibile (per tutti) eventi e situazioni.
Non credo esista una ricetta definitiva per venirne a capo. Proprio perché ogni persona è un modo intero e tutte le possibilità sono prima che opinabili, legittime…
Ma poi – questo decido – bisogna darsi uno stop.
Prendersi la responsabilità di tradurre la realtà in un modello che sia il più possibile affine a noi stessi e decidere.
Fare delle scelte di cui dar conto solo ad una persona: noi stessi.
Ciao 🙂
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