Frase scritta diligentemente nella prima pagina delle mie agende dal 2001 al 2007.
Voglio dire, come al solito, prima che una consapevolezza mi esploda nella pancia mandando schegge ovunque e – per fortuna – fin nel cervello, questa mi appare sullo schermo dell’intelletto operaio e si traduce in sequenze verbali e concettuali dalle quali sono irresistibilmente attratta.
Delle quali subisco il fascino, come di una cosa ben descritta, chiara, scintillante
e tuttavia misteriosa.
Come di un oggetto perfetto, finito e pronto di cui non si conosce l’uso.
La lenta carburazione del mio essere fa di me un’ottima teorica di corposa sapienza
a cui manca il decreto attuativo.
Un interessante programma a cui manca il file .exe. O .dmg, come vi piace.
Quello che voglio capire.
Ho paura di non essere capace?
Ho paura di essere capace?
Ho paura del fallimento?
O del successo?
Sono giornate pesanti, queste.
Ma all’aquilone del mio sorriso non si è rotta più la corda.
Ciao gatti.