Eccola! Ma allora non aveva finito, ieri sera.
E’ finita. Stavolta ci siamo.
Mi ricordo che più di un anno fa, era arrivata una signora piccolina dalla faccia simpatica che però puliva come una furia. Un uragano. Di solito era lei che si occupava di noi, nonostante la casa non fosse sua ma della figlia. La figlia che sarebbe poi questa qui che ha appena messo fuori la scala sulla terrazza. Una tipa che te la raccomando. La signora, almeno, usava il classico spazzolone di setole sintetiche e colorate. Era sempre un rischio, certamente, ma così era tutta un’altra cosa: una specie di avventura.
Vedevi arrivare lo spazzolone lungo una traiettoria un po’ malferma e inframmezzata da colpetti di assestamento e in qualche modo riuscivi a scappare.
Quando la signora ti metteva all’angolo, confinandoti in coordinate priva di vie di fuga avevi almeno due soluzioni: o sbavavi velocemente un bel filo di seta scendendo in caduta libera fino al pavimento o ti lanciavi arditamente sul nemico aggrappandoti allo spazzolone e penetrandone velocemente gli spazi tra le setole per evitare di essere schiacciato.
In quest’ultimo caso, spesso, alla fine dell’attacco, un violento strattonamento precedeva la tua definitiva fuga: malconcio ma salvo. Le vittime erano veramente poche. I più tanti, quelli rimasti nel raggio di massimo pericolo o quelli feriti, si accartocciavano e facevano finta di essere morti per poi scappare a gambe levate non appena l’attenzione della signora si fissava altrove.
Questa invece?
La pazza si è presentata con un aggeggio infernale, rumorosissimo. E letale.
La paura la spinge a soluzione estreme, mi rendo conto.
Ma qualcuno potrebbe dirle, per cortesia, che può anche sfrattarci e sequestrarci le tele senza eliminarci dalla faccia della terra?
Si arrampica su quella vecchia scala, appoggia le ginocchia al secondo scalino, osserva con aria preoccupata la zona da bonificare, poi impugna il manicotto flessibile brandendo quel ridicolo tubo telescopico, accende la macchina satanica e ci attacca.
Inizia sempre dalla periferia della ragnatela: non so se lo fa per lento sadismo o se, effettivamente, gira un po’ intorno al problema perché si sente a disagio a farci fare una brutta fine.
Mi fa anche un po’ tenerezza: vuole fare la dura ma, mentre ci aspira, ha lo sguardo zuppo di sgomento.
Comunque, va in giro, si, dicendo che le dispiace ucciderci, ma intanto riaccende quel tifone centripeto e ci destina ad un buio e fatale limbo, povero di ossigeno, pieno di polvere, capelli, briciole di chissà cosa e tele completamente aggrovigliate.
Un cesso di posto, veramente.
Ma allora che ci schiacci e amen!
Come quando ti riduce a fin di vita nel tentativo di catturarti vivo e poi ti lancia fuori dalla finestra convinta di aver fatto una buona azione: lanciato in uno strapiombo di 4 o 5 metri con cinque gambe rotte su otto! E magari passano ancora venti buoni minuti prima che giunga un’automobile a finirti con una veloce e pietosa passata di pneumatico.
Ho sentito dire che i piccoli li risparmia perché non le fanno troppa paura.
Forse è una cucciola anche lei.