(Post inadatto agli intolleranti a piagnistei, rituali e preghiere).
Scatole tra i piedi, trafitta dai ricordi, tormentata da vincoli invisibili, obsoleti ma resistenti. Legàmi.
Porca miseria voglio parlarti ora. Subito.
Ho bisogno di un aiuto che solo tu puoi intendere. Capiresti anche perché uno, liberandosi di fardelli, molto logicamente pianga. Tu hai le parole giuste, ne sono certa.
Non mollarmi qui da sola cazzo.
Io mi arrangerei con calma, ma devo fare presto: mi devi aiutare.
Solo chi ha costruito con me tutto questo può comprendere ed ha la chiave
per liberarmi.
Dimmi che io sono io e non sono te e nemmeno gli altri che sai.
Dimmi che io sono io e non devo diventare qualcun altro. Soprattutto.
Dimmi che quello che mi piace fare lo posso fare.
Dimmi che è naturale perdere tutto questo (che non sono certo ‘cose’)
e che è corretto affrontare tale perdita senza il tuo sostegno.
Tu unica possibilità, tramite ancora vivo nella mia mente tra il dove sono oggi
e dal dove provengo.
Tu carceriere amorevole, a tua volta incatenata e per questo portatrice
di contagiose zavorre.
Dammi la misura per eliminare ciò che non sono io e difendere ciò che mi rappresenta.
Vienimi in sogno, mandami un segno, fai qualcosa.
(Senza spaventarmi però).
stai tranquilla che ti è vicina più di quello che credi
"Mi piace""Mi piace"
Quando non ho crisi di mancata fede, lo credo anch’io
"Mi piace""Mi piace"