Certo che se è per scrivere queste cose, potrei anche farne a meno.
Comunque, a dispetto dell’apparenza, quello che che sto per raccontare è un bel segno.
Esco trafelata stamattina e davanti alla porta di ingresso del mini condominio dove abito, vedo una cosa nera per terra. Uno straccio. Forse un calzino.
Ma no, non ci sono panni stesi lì sopra. No, è più grosso di un calzino.
Mi avvicino, un uccello. Un uccello nero.
Immobile.
Lo tocco con la punta dello stivale, che nel caso di movimenti repentini ed inaspettati mi fa più paura la vita della morte. Ma no.
È morto.
Non si può dire che possa facilmente sembrare un bel segno, no?
Un uccello nero. Un uccello morto.
Uccello nero portatore di sventura.
Uccello morto portatore di sventura (vicino a casa poi, il pronostico è agghiacciante).
Ma se la matematica volesse venirmi in aiuto, nella semplificazione dei rapporti simbolici, ed energetici, e archetipici di questo mai abbastanza sondato Universo, meno più meno fa più.
(E anche oggi sono riuscita ad rifilarvi un mini giochetto di parole).
La strega, il messaggero dell’ombra, l’inquietante presenza oscura sul ramo all’imbrunire, il pericolo incombente, la sventura, il monito sinistro, l’uccello nero insomma. Morto.
Finito, basta, kaputt.
Si, con un certo protagonismo, direi.
Ha voluto farsi vedere.
Dovevo essere io la prima a vederlo, davanti all’uscio di casa?
Forse non sono stata la prima, ma il messaggio è per chi lo legge.
Di sicuro nessuno prima di me lo ha degnato di sufficiente attenzione.
Su quelle chiare piastrelle era ancora più desolante che mai.
L’ho messo in mezzo al campo.
È vero che mi capita di tutto pur di non essere puntuale in ufficio.
Ma la sepoltura dell’uccello nero alle 07.50 mi pareva troppo.
Povero merlo.
Categoria: messaggi
Spiritika.
I gigli
Oggi è il 3 giugno. Mi ricordo eh!
Ho sentito Fabri al telefono: è in aeroporto e sta per partire per una breve vacanza.
Mi ha detto che quest’anno i gigli non sono fioriti. Anzi non sono proprio nati. Peccato. Avevo pensato proprio di passare a prenderne 2 o 3 prima di tornare a casa. In questi ultimi anni erano puntualissimi (tranne, a dire il vero, l’anno scorso che erano in anticipo. Nella prima meta di Maggio erano già fioriti.)
E quest’anno niente.
Che significa?
Pare brutto a vederla così, ma io che credo nei segni, credo sia un buon segno: staccata definitivamente dalla Terra, hai terminato la tua Nigredo finale.
I gigli sono bianchi. Sono com’era una parte di te.
Sono come è una parte di tutti noi.
Sono come una pagina che ancora deve essere scritta, come lo è ogni giorno, alla luce del primo mattino.
Io sto bene. Credo che presto cambieranno molte cose.
Ciao
Le stelle
La sera, prima di andare a dormire – e questo succede in ogni stagione –
vado fuori sulla terrazza a fumarmi l’ultima sigaretta della giornata.
Mi siedo sulla panchina e guardo il cielo.
Sere come quella di oggi, sono sere fortunate: il cielo ha un neroblu preciso,
lucido e le stelle sono ben visibili.
Potrei dar loro uno sguardo senza fine.
C’è una specie di respiro interno che comincia, ogni volta che guardo una stellata.
Non è una cosa che ha a che fare con l’aria fisica.
E’ una sensazione che mi ricorda qualcosa, una specie di movimento traslatorio fisicamente impossibile ma verosimile se penso al senso di me.
Come se fosse la remota memoria di uno spostamento di coscienza.
Una sensazione totale, viscerale, primordiale.
Ogni volta in cui mi accade riconosco che godere di quella vista da sola,
per quanto sia un’esperienza magnifica, è una specie di dono mancato.
Quelle stelle di luce antica e noi che viaggiamo a folle velocità.
Sta lì il senso degli attimi che non tornano.
E che non ti ho dato.
E che tu non hai potuto dare a me.
Cavolo!
Monitoravo le Blog Stats per beccare il diecimillesimo visitatore dal
settembre 2009 e stamattina vedo già 10.005.
Pur considerando che forse 1/4 delle visite sono di me stessa medesima,
tanto per essere onesta, direi che resta comunque un dato stupefacente.
Grazie pazzerelli..
Le nuove impostazioni
..potrebbero essere queste.
(Dico “potrebbero” perchè ho un livello di certezze esistenziali tale che domani magari mi metto una parrucca ed entro in ufficio vestita da Maria Antonietta, urlando “ce n’è di brioches??”).
La foto inserita nella testata del blog potrebbe cambiare spesso. Anzi, direi che potrebbe tranquillamente fare le veci di quel riquadro che nel vecchio blog indicava l’aggiornamento quotidiano. Ma non so.
Questa che c’è ora comunque è la strada che porta al mio amatissimo paese.
Naturalmente non la cambierò tutti i giorni.
O si? Magari si.
Avrei voluto il colore dei titoli e dei link diverso: un rosso anzichè questo verdino. Ma a quanto pare devo farmi andare bene quel che c’è.
Considerato che ho fatto il trasloco del blog e alcune modifiche indispensabili nel giro di mezz’ora direi che i casi sono due:
o sono un genio, o la tecnologia è diventata talmente abbordabile ed intelleggibile per chiunque che un blog lo sa fare anche un gatto. (non a caso).
A presto Gattoni,
Messaggio per Lotti
Le mie considerazioni sui calciatori erano naturalmente ironiche.
Ma per iscritto è difficile dimostrarlo..
Considerazioni sul “lasciarsi un pò andare” nell’ambito di una quotidianità “in cui è necessario essere sempre molto pacati, formali e costruiti”: essendo a conoscenza di contesto e ruolo specifico, capisco molto bene.
Anche la più anonima delle persone, in certi ambiti, si premura di omettere peculiarità personali difficili da interpretare e, come vedi, può riservare inquietanti sorprese.
A volte è un lavoro inutile però: c’è sempre qualcuno che inspiegabilmente ti percepisce al di là delle apparenze.